Focus Sanità
e
Affari Sociali

 

Gli italiani dicono sì alla devolution sanitaria
      purché non intacchi l’universalità e l’equità del servizio sanitario
     

Il 56,3% degli italiani è favorevole, con diverse motivazioni,
alla scelta di attribuire alle Regioni la responsabilità totale in materia
di sanità
; per il 33,6%, perché consente di creare una sanità più vicina
alle esigenze locali, e per il 15,2%, perché responsabilizza i vari soggetti della
sanità.


Tuttavia, il 95,9% degli italiani ritiene che le Regioni
dovrebbero fornire tutte le stesse prestazioni
; il 79,4% che i costi delle
cure non devono essere diversi nelle differenti regioni a seconda delle esigenze
locali, il 71,3% è contrario all’introduzione di contributi aggiuntivi per
avere maggiori prestazioni sanitarie nella propria regione.


In sostanza, “devolution sanitaria sì”, purché
non intacchi l’universalità e l’equità del Servizio Sanitario Nazionale:
questo è quanto emerge dall’indagine annuale Monitor Biomedico, realizzata
dal Censis e dal Forum per la Ricerca Biomedica.


Il ruolo strategico del Ministero della Salute come garante.
Nella nuova architettura della Sanità gli italiani attribuiscono al Ministero
della Salute un ruolo strategico di garante della qualità, dell’efficacia
e della stessa equità. Infatti, se oltre i due terzi degli intervistati vogliono
che siano pubblicate annualmente le graduatorie dei migliori ospedali pubblici,
delle cliniche private e dei professionisti, il 54,3% ritiene che a realizzarle
dovrebbe essere il Ministero della Salute; inoltre, per il 72% è il Ministero
della Salute il soggetto deputato a prendere le decisioni importanti in materia
di farmaci
e per il 65% al Ministero spetta anche il compito di garantire
la vigilanza su eventuali effetti collaterali dei farmaci.


Il successo dei farmaci generici. Sempre in materia
di farmaci, notevole successo ha ottenuto la scelta di introdurre i generici,
poiché secondo i dati dell’indagine ben il 41,4% del campione afferma di
averne acquistati, di questi il 78% afferma di non aver avuto alcun problema ed
il 13,4% si dichiara soddisfatto dei prodotti perché hanno consentito un risparmio.
Nel complesso i giudizi positivi riguardano oltre il 91% degli utilizzatori.


I problemi più gravi della sanità pubblica. La lunghezza
delle liste di attesa è il problema prioritario della sanità pubblica (il
62,8% lo considera il problema più grave della sanità pubblica e per il 32% c’è
stato un peggioramento negli ultimi due anni), seguito dalla bassa qualità dei
servizi (30,4%), dalla mancanza di assistenza sufficiente per malati cronici,
anziani non autosufficienti ed handicappati (19,3%) e dalla spesa privata molto
elevata a carico dei cittadini (14,1%).


La sanità che gli italiani desiderano. Nella sanità
che gli italiani desiderano dovrebbe esserci più assistenza domiciliare per i
malati cronici (27,9%), e in sostituzione del ricovero ospedaliero laddove possibile
(27,1%), maggiore collegamento tra ospedali generali e centri di alta specialità
(27,8%), e più risorse per la medicina dell’urgenza e dell’emergenza
(27,0%). Inoltre, gli italiani vorrebbero dare più spazio al privato profit e
no profit, sia per recuperare finanziamenti aggiuntivi per il Ssn attraverso donazioni
e sponsorship (69,6%), che per svolgere, attraverso enti non profit,
servizi di assistenza socio-sanitaria (69,2%), che per gestire servizi in
convenzione con le Asl (66,8%) e verificare e valutare la qualità dei servizi.
In tema di finanziamento del sistema va anche sottolineato che il 52,5% degli
intervistati si è dichiarato molto o abbastanza d’accordo con l’introduzione
di un fondo integrativo per le cure alle persone non autosufficienti per
articolare le fonti di finanziamento.


Il ricorso ai servizi sanitari privati. Ben il 37%
del campione ha fatto ricorso a strutture e servizi privati a pagamento
intero, in particolare per prestazioni specialistiche (49%), dentistiche (42,8%)
e diagnostiche (34,9%). Gli italiani si rivolgono al privato nella maggioranza
dei casi (il 54,7%) a causa delle lunghe liste d’attesa o per il fatto che
la prestazione non era disponibile presso la struttura pubblica (nel 17,7% dei
casi), tuttavia per un non trascurabile 22,2% dei rispondenti è la fiducia esclusiva
accordata a un determinato medico o struttura privata ad orientare la scelta.
Quasi il 22% degli italiani ha sottoscritto o ha intenzione di sottoscrivere una
polizza sanitaria.


Italiani informati e capaci di investire sulla propria
salute
. Combinare pubblico e privato e autotutela sono altrettanti aspetti
dell’azione di un utente sempre più informato e capace di investire sulla
propria salute. Lo dimostra il consolidarsi di comportamenti preventivi,
intesi come insieme di pratiche volte a mantenere e a migliorare le condizioni
di salute della persona attraverso modalità diverse, medicalizzate e non. Oltre
l’86% degli intervistati dichiara di attuare almeno una delle normali pratiche
di prevenzione, come la consuetudine a sottoporsi a esami di laboratorio e a controlli
medici preventivi, dichiarata dal 52,5% del campione, l’abitudine a controllare
l’alimentazione seguendo diete specifiche (30,8%) e l’esercizio di
pratiche sportive e ginniche (20,2%).


Il ruolo centrale dei medici di medicina generale.
Un paziente sempre più autonomo e informato non misconosce, tuttavia, la funzione
centrale del medico di medicina generale
che si conferma come la principale
e più attendibile fonte di informazioni in materia sanitaria; viene infatti
indicato dal 67,1% degli intervistati come la fonte principale (contro il 53,4%
registrato nell’indagine del 1998) e dal 79,3% come la fonte più attendibile.


Le nuove minacce alla salute. Cresce anche l’attenzione
verso i fattori che più minacciano al giorno d’oggi la salute come
l’inquinamento (indicato dal 70,3%), il fumo (il 57,1%) e lo stress (33,9%).


Le opinioni sulle sperimentazioni genetiche. La ricerca
ha anche verificato le opinioni sui temi più spinosi della ricerca scientifica,
come l’utilizzo di embrioni umani nella sperimentazione scientifica,
tema sul quale si registra un aumento della percentuale di contrari (dal 
53,7% del 2001 al 67,3% del 2002). Per la ricerca biotecnologica, invece,
il 49,6% degli intervistati ritiene che debba essere incentivata e sviluppata
limitatamente al campo della applicazioni per la salute, il 18,6% ritiene che
non occorra introdurre alcun vincolo in materia di organismi geneticamente modificati,
mentre il 31,8% si è dichiarato assolutamente contrario.


Questi sono alcuni dei principali risultati emersi dal Monitor
Biomedico 2002, realizzato dal Censis e dal Forum della Ricerca Biomedica, che
viene presentato oggi presso Palazzo Marini, da
>Carla Collicelli
, Vice Direttore del Censis,
e Concetta Maria Vaccaro, Responsabile
Settore Welfare del Censis, e discusso da Giuseppe
De Rita
, Segretario generale del Censis, con: Giovanni Bissoni, Assessore Sanità Regione Emilia Romagna
>, Gian Pietro Leoni
, Presidente Farmindustria,
Franco Mandelli, Direttore Centro Ematologia
La Sapienza, Piero Micossi, Assessore Sanità
Regione Liguria e Antonio Tomassini, Presidente
Commissione Igiene e Sanità del Senato.


Roma, 9 aprile 2002

 

Le garanzie per la salute tra globalizzazione e localismo

Sintesi per la stampa

La numerazione delle tabelle riproduce quella del testo integrale

Roma, 9 aprile 2002

I temi affrontati quest’anno dal Monitor Biomedico risultano tutti di rilevante attualità. Emerge, in particolare, l’importanza delle opinioni sul federalismo e sulla nuova architettura delle responsabilità e delle competenze in sanità.

Infatti, il contenuto dell’accordo Stato-Regioni dell’agosto scorso e la riforma costituzionale approvata dal referendum consultivo popolare, accanto all’iniziativa legislativa e regolatoria delle singole Regioni, hanno portato ad uno stadio particolarmente avanzato la percezione dell’importanza dell’attribuzione delle competenze e delle responsabilità in ambito sanitario alle Regioni, tanto da far parlare di un anno zero della sanità decentrata.

Dai risultati dell’indagine è emersa una notevole diversità di valutazioni riguardo al significato delle differenziazioni territoriali, poiché la maggioranza degli intervistati, il 56,3%, considera la modulazione dell’offerta sanitaria sulle caratteristiche della domanda locale un valore aggiunto positivo, mentre una cospicua minoranza, il restante 43,7% del campione, ritiene che lo spostamento in ambito locale del potere sul sistema di offerta non potrà che avere conseguenze negative sull’equità determinando, in particolare, un più alto impegno finanziario per i cittadini in alcune regioni (tab. 1).

Il tema dell’equità e dei diritti rappresenta, quindi, un elemento altamente strategico nell’impianto della nuova sanità, come evidenziato da tutte le opinioni che riguardano forme più o meno occulte di razionamento delle prestazioni.

L’impegno per la qualità è un altro tema strategico sul quale convergono in modo netto le opinioni relativamente sia al funzionamento dei servizi che ai principali problemi riscontrati nel rapporto concreto con le strutture sanitarie.

A questo proposito, sebbene la maggioranza degli intervistati dichiari di non aver riscontrato sostanziali cambiamenti negli ultimi due anni in termini di qualità dei servizi e delle prestazioni, tuttavia è da segnalare come per alcuni degli aspetti relativi all’offerta sanitaria quali, in specifico, la disponibilità e la cortesia del personale, la disponibilità di apparecchiature e di esami diagnostici complessi, la qualità tecnico professionale degli operatori e la facilità di accesso ai servizi grazie a più informazioni si registri, da parte di quote non trascurabili del campione una percezione positiva di miglioramento.

E’ solo per le liste d’attesa che, invece, prevale decisamente la percezione di un peggioramento della situazione, denunciato da quasi un terzo degli intervistati (il 32,4%); e, del resto, gli utenti collocano al vertice della graduatoria dei principali problemi della sanità pubblica proprio la lunghezza delle liste di attesa (indicata dal 62,8% dei rispondenti), seguita dalla bassa qualità dei servizi (con il 30,4% delle segnalazioni) e dalle carenze nell’assistenza a malati cronici, anziani non autosufficienti e handicappati (per il 19,3% del campione) (tab. 13).

In termini di “cose da fare” le opinioni degli intervistati convergono su un pacchetto di quattro proposte: il potenziamento dell’assistenza domiciliare sia per i malati cronici che, più in generale, in alternativa al ricovero ospedaliero laddove possibile, il collegamento tra ospedali generali e centri di alta specialità ed il potenziamento della medicina dell’urgenza e dell’emergenza (tab. 15).

L’agenda delle proposte è, però, fortemente differenziata a livello territoriale; infatti, al Nord-Ovest è forte la richiesta di attivare e/o potenziare il collegamento tra ospedali generali e centri di alta specialità (34,6%); al Nord-Est quella di potenziare l’assistenza domiciliare ai malati cronici, oltre al collegamento tra ospedali generali e centri di alta specialità (sono indicate, rispettivamente, dal 39% e dal 33,2% dei residenti in quest’area); al centro Italia la domanda di potenziamento della medicina dell’urgenza e dell’emergenza (33,3% delle indicazioni); al Sud e nelle isole la richiesta di potenziare l’assistenza domiciliare in alternativa al ricovero ospedaliero (34,5%) e l’assistenza domiciliare ai malati cronici (28%), ma anche la costruzione di nuovi ospedali (secondo il 28% dei meridionali).

Un’ulteriore importante proposta di intervento su cui convergono le opinioni degli intervistati concerne l’introduzione di nuove fonti di finanziamento e, in particolare, l’istituzione di un fondo per le persone non autosufficienti, strumento diffuso in numerosi Paesi europei e che consente di affrontare l’esplosiva questione dei costi sociosanitari connessi con l’invecchiamento della popolazione e la diffusione di malattie cronico-degenerative. Sono favorevoli a questo strumento complessivamente il 65,8% dei laureati, il 69,5% dei più giovani e i residenti al Nord del Paese più dei meridionali.

Se un federalismo solidale, capace di bilanciare qualità, efficacia e uso oculato delle risorse raccoglie la maggioranza dei consensi degli italiani, è da notare come un ruolo assolutamente strategico nella nuova architettura delle responsabilità e delle competenze venga attribuito al Ministero della Salute. Ciò si evidenzia con particolare rilevanza sia in materia di regolamentazione sui farmaci, che in merito al controllo sulla qualità e l’efficacia delle prestazioni e dei servizi.

Infatti, per il comparto farmaceutico il 36,4% degli italiani, che supera il 40% fra i soggetti più anziani e più istruiti, ritiene che il controllo della spesa richieda il ricorso a strumenti “dall’alto” come la penalizzazione dei medici che prescrivono troppi farmaci; al “centro” (al Ministero della Salute), inoltre, deve spettare il compito di prendere le decisioni più importanti per il comparto (secondo il 71,8% del campione) e quello di esercitare la vigilanza su eventuali effetti collaterali dei farmaci (per il 65,6% degli intervistati). In relazione al controllo sulla qualità dell’offerta sanitaria, infine, è sempre al Ministero della Salute che, secondo l’opinione espressa dal 54,3% degli italiani, è attribuito il compito di realizzare annualmente le graduatorie delle performance di strutture e operatori del settore offrendo così agli utenti una base informativa solida e credibile per potere esercitare in modo adeguato la libertà di scelta (tab. 20).

A livello di comportamenti sanitari individuali si consolidano sia le strategie di ricorso al privato che quelle di autotutela. Ben il 37% degli italiani ha fatto ricorso a strutture private; in particolare le prestazioni per le quali con maggiore frequenza si è ricorso al privato sono le prestazioni specialistiche, quelle dentistiche e quelle diagnostiche.

Se è vero che, alla base della scelta di rivolgersi a strutture o a prestazioni private si ritrovano, in prevalenza, motivazioni che hanno a che vedere con quelle che possiamo definire “inadempienze” del servizio pubblico come le lunghe liste d’attesa o il fatto che la prestazione non era disponibile presso la struttura pubblica, è tuttavia importante rilevare come per un non trascurabile 22,2% dei rispondenti è la fiducia esclusiva accordata a un determinato medico o struttura privata ad orientare la scelta.

Da notare, poi, come vada crescendo il ricorso ad uno strumento di autotutela come la polizza sanitaria, stipulata dal 14,8% del campione e da oltre il 20% dei laureati e dei residenti al Nord-Ovest, in particolare per fronteggiare rischi straordinari e per poter accedere a servizi e prestazioni presso strutture private.

Ma l’apertura nei confronti del privato in sanità è ulteriormente sottolineata dalle opinioni espresse sul ruolo possibile del privato profit e non profit in relazione all’offerta di servizi e prestazioni.

In sostanza, tra gli italiani prevale l’idea che sia benefica per la sanità italiana l’articolazione dei soggetti di offerta e, in particolare, il potenziamento del ruolo dei soggetti non pubblici.

Così, ad esempio, la netta maggioranza degli intervistati si è dichiarata favorevole ad una crescita del ruolo del privato in materia di finanziamento, con donazioni e sponsorship (il 69,6%), nello svolgimento, attraverso enti non profit, di  servizi di assistenza socio-sanitaria (il 69,2%) e nella gestione di servizi sociosanitari in convenzione con le Asl (il 66,8%). Sono, in particolare, i soggetti con i più elevati livelli di istruzione e i residenti al sud del Paese che vedono con favore un più ampio ruolo del settore privato nella sanità.

Nuove aspettative ed atteggiamenti rispetto a strategie di revisione del sistema sanitario si inscrivono in un quadro di evoluzione culturale della domanda contrassegnato da elementi ormai consolidati.

Infatti, all’interno della crescente rilevanza attribuita al corpo e alla qualità della vita, i comportamenti preventivi, intesi come insieme di pratiche volte a mantenere e a migliorare le condizioni di salute della persona attraverso modalità diverse, medicalizzate e non, rappresentano forse una delle espressioni più tradizionali, ma anche più esplicite, di un sempre maggiore investimento individuale sulla salute.

L’analisi dei dati conferma la consistenza e il progressivo incremento della diffusione di tali pratiche fra gli italiani, con oltre l’86% degli intervistati che dichiara di attuare almeno una delle pratiche di prevenzione, dai comportamenti più medicalizzati, con la consuetudine a sottoporsi ad esami di laboratorio e a controlli medici preventivi, all’abitudine ad esercitare un controllo sull’alimentazione seguendo diete specifiche, all’esercizio di pratiche sportive e ginniche.

Alla base di questi comportamenti e della ricerca di forme sempre più sofisticate di cura di sé c’è sicuramente un cittadino sempre più informato e sempre più autonomo nelle sue scelte. Quest’autonomia non misconosce, tuttavia, la funzione centrale del medico di medicina generale che si conferma come la principale fonte di informazioni in materia sanitaria per il 67,1% degli intervistati con un ruolo, in quest’ambito, che è sempre più diffusamente riconosciuto (tab. 51). Il medico di medicina generale è, inoltre, indicatato come la fonte di informazioni più attendibile dalla grande maggioranza degli intervistati (oltre il 79%) e, in particolare, dalle donne e dai più anziani.

Tra le altre fonti di informazione è da notare come sia in crescita l’attenzione verso i programmi radiofonici e televisivi mentre diminuisce, sia pure di poco, il richiamo a fonti di stampa come quotidiani, pubblicazioni e riviste specializzate.

Nell’ambito della crescente attenzione ai temi della salute, risulta importante sottolineare la crescente consapevolezza di quelli che sono i fattori che più minacciano al giorno d’oggi la salute. L’inquinamento su tutti, ma anche il fumo e lo stress sono considerati tra le minacce più temibili.

Il Monitor ha anche consentito di verificare l’evoluzione delle opinioni degli italiani relativamente ai temi della ricerca scientifica che più catalizzano l’attenzione mediatica e dei cittadini, generando dibattiti molto spesso connotati da grande asprezza.

Rispetto ai dati del Monitor 2001, diminuisce drasticamente, dal 46,3% al 32,7%, la percentuale di italiani favorevoli all’utilizzo di embrioni umani nella sperimentazione scientifica (tab. 59), mentre va consolidandosi una significativa maggioranza che guarda positivamente al ruolo delle biotecnologie (il 68,2%),  soprattutto per le applicazioni nel campo della salute.

Riguardo ai problemi di finanziamento della ricerca, trova conferma l’idea che occorra dare più spazio ai privati sia potenziando gli strumenti di incentivazione fiscale delle donazioni, come indicato dal 34,7% degli intervistati, sia favorendo forme più dirette di partecipazione dei soggetti privati che dispongono dei capitali necessari a finanziare adeguatamente i progetti di ricerca: è di questa opinione ben il 49,5% del campione.


Tab. 1 – Opinioni sull’attribuzione alle Regioni della responsabilità totale in materia di sanità, per ripartizione territoriale (val. %)

           
 

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Sud e isole

Totale

           
           

Favorevoli

67,8
66,3
49,8
45,3
56,3

Contrari

32,2
33,7
50,2
54,7
43,7
 

Totale

100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
           

Fonte: indagine FBM-Censis, 2002


Tab. 13 -   Problemi più gravi della sanità pubblica italiana, per ripartizione territoriale (val. %)

     
 

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Sud e Isole

Totale

           
           

Le liste di attesa

63,1
73,0
64,5
55,9
62,8

La bassa qualità dei servizi

21,6
26,5
22,0
44,4
30,4

La mancanza di assistenza per malati cronici, anziani non autosufficienti

13,8
20,6
28,5
17,5
19,3

L’elevata spesa privata a carico dei cittadini

13,4
11,6
17,5
13,9
14,1

Lo squilibrio dei servizi tra le diverse regioni

6,7
20,1
9,0
15,7
12,8

La mancanza di attenzione alla soddisfazione dei cittadini

15,7
6,9
8,0
7,7
9,7

La scarsa qualità professionale degli operatori

10,8
6,9
7,5
10,7
9,3

Gli spostamenti da una zona all’altra dei malati per farsi curare

5,2
3,7
6,5
10,7
7,0

Danni alla salute determinati dall’inquinamento

4,5
7,9
4,5
5,0
5,3

La mancanza di informazioni adeguate per scegliere i servizi

4,1
2,1
4,5
4,1
3,8

Altro

3,0
0,5
0,0
0,0
0,9
           

Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte

Fonte: indagine FBM-Censis, 2002


Tab. 15 -   Le proposte più importanti per una riforma della sanità pubblica, per ripartizione territoriale (val. %)

     
 

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Sud e  isole

Totale

           
           

L'assistenza domiciliare ai malati cronici

25,9
39,0
19,9
28,0
27,9

Il collegamento tra ospedali e centri di alta specialità

34,6
33,2
25,4
20,8
27,8

L'assistenza domiciliare invece del ricovero ospedaliero, quando possibile

20,5
23,0
26,9
34,5
27,1

Il potenziamento della medicina dell'urgenza, dell'emergenza

27,4
28,3
33,3
22,0
27,0

La trasformazione dei piccoli ospedali di zona in centri per la prima diagnosi, la riabilitazione, la convalescenza, la prevenzione

21,7
17,6
23,4
22,3
21,5

La costruzione di nuovi ospedali

13,3
15,0
7,0
28,0
17,3

Le mutue integrative per le prestazioni non coperte dal SSN

8,4
16,0
15,9
5,4
10,3

Le cure palliative per i malati terminali, perché non soffrano e muoiano dignitosamente

8,0
5,3
12,4
6,8
8,0

La telemedicina e teleassistenza

2,3
2,1
2,5
5,1
3,2

Altro

2,3
3,5
1,5
1,8
           

Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte

Fonte: indagine FBM-Censis, 2002


Tab. 20 –  Opinioni sul soggetto che dovrebbe realizzare le graduatorie delle performance di strutture e operatori sanitari, per ripartizione territoriale (val. %)

           
 

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Sud e  isole

Totale

           
           

Il Ministero della Salute

46,6

52,4

50,3

63,1

54,3

Un organismo istituito dalle Regioni

24,5

24,5

22,2

17,6

21,6

Un’agenzia pubblica ad hoc

10,1

11,2

8,5

10,2

10,0

Un’agenzia privata o no profit

13,5

10,5

15,7

7,7

11,3

Altro

5,3

1,4

3,3

1,4

2,8

           

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

           

Fonte: indagine FBM-Censis, 2002


Tab. 51 -   Le fonti delle informazioni in materia sanitaria, per età (val. %)

           
 

18-29  anni

30-44  anni

45-64  anni

Oltre 64 anni

Totale

           
           

Medico di medicina generale

62,4
59,9
70,3
75,9
67,1

Familiari, amici

25,4
17,9
16,7
18,4
19,1

Farmacista

4,2
7,7
3,8
7,5
5,7

Rai/Tv

36,5
39,4
36,0
40,6
38,0

Pubblicazioni, riviste specializzate

10,1
14,2
16,7
6,6
12,6

Quotidiani con inserti salute

15,3
15,7
15,5
9,4
14,2
           

Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte

Fonte: indagine FBM – Censis, 2002


Tab. 59 -  Opinioni sull’utilizzo di embrioni umani a scopo di ricerca scientifica: confronto 2001-2002 (val. %)

     
 

2001

2002

     
     

Favorevole

46,3
32,7

Contrario

53,7
67,3
 

Totale

100,0
100,0
 

Fonte: indagine FBM-Censis, 2001 e 2002