C’era una volta

 

 

 

 

C’era una volta un ministro. O meglio, c’era una volta un signore milanese di settantacinque anni, alto e ben piantato. Un milanese " distinto naturale", un residuato di " dandy"; pochi capelli brizzolati, un sorriso facile, una cordialità ben gestita, un pizzico di un vecchio fascino. L’uomo era stato una personalità in campo medico: un oncologo di fama, prima pubblica e poi privata.Un professionista " caro", come ben sapevano le sue clienti, che pur non riuscivano ad odiarlo. Un medico milanese con un fisico adatto al suo ruolo; un cacciatore di gonnelle, specialmente al sabato mattina.

Era un uomo iperattivo, Giunto alla pensione aveva deciso di non cedere il campo ad alcuno ed aveva creato un istituto oncologico privato, per continuare a visitare e, soprattutto, a primeggiare. Ma, ormai, il fascino si era ridotto, la specialità aveva fatto passi da gigante, la struttura privata attraeva meno di quella pubblica della stessa città.

E così la struttura privata si caricò di debiti e " lo stellone" del Nostro cominciò a brillare in modo sempre più tenue.

Ma Lui non poteva, non doveva sparire così. E, quatto-quatto, si avvicinò alla politica, che aveva sempre aborrito, preferendole la scienza e le gonne.

Era un uomo distinto, un uomo di immagine, ricco e fascinoso, con vaghe reminescenze craxiane. Poteva buttarsi a destra od a sinistra, per Lui non c’erano problemi.

E così, il Nostro si presentò sul palco del POLO, con Formigoni e C., alla chiusura delle elezioni amministrative regionali.

Il Polo delle Libertà vinse quelle elezioni; le vinse così bene che il Premier della Sinistra, detto

" foot-foot" dovette lasciar posto al un " rieccolo" di estrazione socialista: il Dottor Eta Beta, uno dei traditori del Cinghialone.

Eta Beta, alias Dottor Sottile, analizzò sottilmente i motivi della grossa sconfitta della sinistra, individuando subito il capro espiatorio. Si chiamava Rosina ed era stata quella ministra della sanità che aveva voluto rinchiudere i medici entro le mura dell’ospedale. Quella ministra che aveva negato ai medici il diritto a visitare nei loro studi privati, pena la perdita di ogni possibilità di carriera. Da ciò, brontolii e mugugni tra i medici. Da ciò la decisione di un unico, vero, sindacato autonomo medico: battersi allo stremo contro la Rosy e contro il suo partitino.

" Non votare il PPI: è il partito della Bindi".

Questo manifesto, piazzato nei 1000 ospedali d'Italia, aveva contribuito alla disfatta del PPI e del governo di sinistra.Un manifesto, migliaia di fax e di E-mail, decine di assemblee avevano sconfitto la tracotanza e l’integralismo della Rosina. Quella Rosina che quel sindacato ( CIMO-ASMD) non aveva mai amato ma esplicitamente odiato: con le parole e con i fatti.

Eta Beta doveva recuperare il consenso in Sanità.

E chi, meglio del Dandy, poteva aiutarlo? Detto fatto, il Dandy ( ex, Polo) divenne il Ministro della Sanità nel secondo governo di Eta Beta . Fulgido esempio di coerenza politica. Ma, per il Nostro, l’immagine è sempre stata tutto.

E così il Dandy entrò nel ruolo. Non conosceva leggi, contratti, decreti ministeriali e presidenziali

 

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ma non importava. Il suo sorriso, la Sua disponibilità ( più apparente che reale), la sua milanesità avrebbero risolto ogni problema.

Senza pensarci su, cominciò ad esternare.

Disse e ridisse che era contro la riforma della Rosy ed a favore della libera professione medica.

Ma Eta Beta e ciò che restava dei popolari lo stopparono subito. Lui, non si scompose e varò una nuova norma che impediva l’uso degli studi privati a partire dall’estate del 2003.

Non contento, continuò ad esternare.

La metà degli ospedali italiani doveva essere chiusa; il fumo andava bandito anche dai gabinetti; lo spinello e le droghe leggere dovevano diventare " farmaci" come l’aspirina; i preservativi dovevano essere distribuiti nelle scuole: la pillola del giorno dopo non era una pillola abortiva; l’embrione non aveva dignità di persona e poteva essere manipolato; le modificazione geniche erano il luminoso futuro dell’umanità; la ricerca italiana ci avrebbe portato alla fontana della gioventù: le cellule staminali totipotenti e riparatrici di organi e di tessuti.

Dalla " via italiana al socialismo" si sarebbe passati alla " via italiana alle cellule staminali".

Dai " ragazzi di Via Panisperna" ( che il mondo ancora ci invidia) si era passati ai " ragazzi di Lungotevere Ripa" ( sede del ministero dalla sanità), cioè a quei gruppi di amici che il Dandy periodicamente riuniva per le sue fulminanti " scoperte".

Eta Beta aveva trovato il nipote di Archimede ma, purtroppo ( per lui e per noi) si trattava di un sottoprodotto di Archimede Pitagorico, smemorato ed incoerente.

L’immagine era tutto, per il Dandy. Le sue esternazioni a ruota libera finivano quotidianamente sui giornali; la sua immagine bucava quotidianamente il teleschermo.

Diceva – talvolta – cose di buon senso, ed il consenso popolare cresceva. Meglio lui della Rosy….anche se ci voleva poco.

Il Cavaliere seguiva il Dandy con attenzione, e pensava di riportarlo a casa.

Ma, un po’ alla volta, l’aria cambiò.

Alle " scoperte" sanitarie del Nostro Umberto ( così si chiamava) non seguiva alcun atto concreto. Nessun ospedale veniva chiuso, subito. C’erano solo dei futuribili piani del solito Piano, per ospedali da sogno, nel 2030. Il Governo non rinunciava al monopolio sulle sigarette, nonostante gli 80.000 morti per tumore polmonare. La ricerca sulle cellule staminali non era ritenuta degna di un serio finanziamento. Per la maggioranza governativa, spinello e droghe leggere dovevano continuare ad essere proibite.

Ma Umberto non demordeva e continuava ad esternare. "Aggiornerò i medici". Come ? Con che soldi? " Non tocca a me risolvere questi dettagli".

"Abbatterò le lista di attesa per le visite mediche e per gli esami". Come; con che soldi? " Non tocca a me risolvere questi dettagli".

L’uomo immagine parlava dei problemi reali, che colpivano le folle.Urlava ma non faceva, parlava ma non concretizzava.

Ma non si può vivere di soli sogni .E la gente cominciò ad inquadrare il Dandy. Era l’ennesimo CIACOLONE, l’ennesimo spot pubblicitario privo di un serio controllo di qualità.

Il Vaticano ( prima silenzioso) tornò a difendere l’embrione ed a tuonare contro l’aborto e contro le droghe leggere.

I Medici tornavano a brontolare, certi di essere stati presi in giro. L’Umberto, il vate della libera professione, aveva tutelato il suo ambulatorio privato e non quello degli altri medici ospedalieri. L’Umberto, li voleva aggiornare a spese loro: senza aiuti e senza sconti fiscali sulle spese di aggiornamento.

L’aggiornamento e l’abolizione dei tickets avrebbero allungato le liste di attesa.

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La gente si accorse che la sanità pubblica non era migliorata, passando dalla Rosina ad Umbertone.

Infine, esplose lo scandalo della Mucca Pazza.Un paradosso: un mansueto bovino condotto alla pazzia dalla stupidità umana.

Che aveva trasformato un mammifero erbivoro in un carnivoro divoratore di farine animali inquinate da un prione, strana proteina nè virus né batterio.

Ed Umberto, Lui, a dire che non c’era pericolo per l’Italia. Perché la cintura sanitaria garantiva mucche sane, carne sana, latte sano.

Ma Umberto bluffava. Perché pochi esami erano stati fatti: poche centinaia rispetto alle migliaia degli altri paesi europei.

Perché la circolazione dei bovini non era sicura; perché le mucche ( nonostante la legge) venivano largamente alimentate con farine animali, pericolose.

E così, dopo pochi test, anche l’Italia perdeva la verginità : 2 casi di mucca pazza in pochi giorni.

"Non preoccupiamoci", esternava l’Umberto ma poi faceva abbattere centinai di capi. Perché, se non si trattava di una malattia infettiva ma di una patologia prevalentemente genica? " Non mangiate la fiorentina e le interiora…" Umberto, perché? Chi ha mai dimostrato una seria relazione tra la mucca pazza e l’analoga forma umana? Chi, Chi, Chi?

" Non agitiamoci" diceva l’Umberto ma il primo ad agitarsi, ormai era Lui. Lui , che era alle prese con una montagna grossa come il Cervino. Ma Lui, un dandy, non poteva riciclarsi a fare il montanaro.

" La nostra rete veterinaria è sicura" . Ma i NAS scoprivano bestie senza etichetta e patria, depositi enormi di farine animali proibite da cinque anni, macellai irregolari.

Ed allora : " sterminate le vacche…"

Povere mucche, pazze o no che fossero. Ma scusate, si affrontano così i problemi? Si distrugge un patrimonio zootecnico importante ( soprattutto per il Nord-Est) senza certezze sull’utilità della strage?

Perché non isolare le vacche e non testare le tonsille di tutte prima di passare alla strage degli innocenti?

Perché non mettere agli arresti i produttori di farine animali? Perché non imporre, da subito, di tornare a nutrire le mucche con il foraggio naturale, di casa nostra? Perchè non proibire la macellazione degli animali con più di 16 mesi di vita? Perché non scegliere ed attuare una strategia di medio-lungo periodo? Perché non studiare le possibili conseguenze della malattia bovina sull’uomo?

Già , caro lettore. E’ facile sproloquiare. E’ difficile fare. 5500 veterinari non avevano scoperto quello che si mormorava e che i NAS avevano trovato. Farine fuori legge, allevamenti lager, violenze alle abitudini naturali del bestiame.

E, per fortuna ( nostra) che i cosiddetti verdi facevano parte del governo di Eta Beta e che un pecoraio era responsabile del ministero dell’agricoltura!

Ma un Dandy ed un pastore non potevano essere adatti a risolvere un problema bovino.

Ed allora, cresceva la rabbia. Dei Toscani ( che difendevano la loro fiorentina), degli allevatori ( che difendevano i Colleghi onesti), dei consumatori che non sapevano più cosa mangiare. Le carni erano pericolose ed "innaturali"; i pesci contenevano diossina od uranio impoverito; i formaggi erano causa di arteriosclerosi….

Insomma, dalla padella alla brace.

Dal caos normativo ( europeo e nazionale) al " rischio menu’". Dalla passionaria Rosy all’inconsistente Umberto.

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Già. Chi sarà il prossimo Ministro della Sanità ? Non chiediamo molto: un tecnico serio e preparato, che non ami i riflettori, E, possibilmente, un tecnico che creda nei valori e nella realtà di una sanità pubblica al servizio di ciascuno di noi, con poca burocrazia.

Umberto, torna pure a fare il pensionato!

 

Stefano Biasioli

 

 

 

 

Vicenza-Roma 1/2/01