Un "coccodrillo" per gli IRCCS?

Certo bisognerebbe "pensare in positivo",come diceva una non recente canzonetta,ma non è facile dopo 13 anni di caos normativo in cui,tra le tante amenità, è anche capitato che gli IRCCS siano stati trattati, sul piano legislativo,insieme al problema del randagismo canino! ( v.D.L.320,3.8.1995)
La recente sentenza della Consulta non chiude certo la partita. Infatti essa contiene sia spunti a lettura federalista (l'accentuato profilo regionale nella composizione degli organi di governo,la censura dei poteri di vigilanza e controllo ministeriali) sia elementi che ricordano,a chiare lettere,la valenza nazionale degli IRCCS (nomina del direttore scientifico da parte del ministro della salute,riaffermazione testuale delle esigenze di carattere unitario della Ricerca).
Adesso assisteremo al solito tiramolla interpretativo (e strumentale) tra chi vede la sentenza come il sigillo definitivo a considerare gli IRCCS come "cosa tutta regionale" e chi invece vede questi Istituti come tante fortezze Bastiani del potere centrale da difendere contro incursioni di tartari autonomisti:è sempre successo in passato ad ogni passaggio legislativo e non c'è motivo di dubitare che anche questa volta accadrà.
Certo la Consulta non indica in che modo si possa raggiungere tale circolo virtuoso tra competenze regionali e prerogative statali e certo questo non è il suo compito istituzionale. D'altra parte la sentenza indica in modo inequivocabile due elementi su cui costruire il futuro assetto degli IRCCS:
1) La governance degli IRCSS è di competenza essenzialmente regionale.
2) La Ricerca,intesa nel senso più globale di attività scientifica strategica,deve avere una valenza nazionale.
Diciamolo chiaramente: gli Istituti di Ricerca in tutto il mondo non sono di governance territoriale ma di competenza centrale nella loro interezza (NIH negli Stati Uniti,INSERM in Francia,ecc.),ma come abbiamo avuto più volte modo di affermare su queste pagine (v. n.26,8.7.2003) gli IRCCS sono una realtà tutta nostrana nelle origini geopolitiche e nell'evolversi (a volte clientelare) negli anni. Pertanto non possiamo realisticamente invocare tali modelli virtuosi e soprattutto non possiamo contrastare lo Spirito del Tempo che ha portato verso un giusto federalismo sanitario.
Da qui due possibili soluzioni. Una è quella di prendere atto che dopo tredici anni di tentativi legislativi (sic!) la quadratura del cerchio tra le due competenze non è operativamente possibile e quindi purtroppo constatare che gli IRCCS come tali sono un non senso giuridico-operativo e pertanto riconvertirli in "ospedali regionali ad alta specializzazione" (da qui la motivazione del titolo di questa nota, tra il provocatorio e il preoccupato). L'altra,più auspicabile e più costruttiva, è quella di seguire alla lettera lo spirito della sentenza della Consulta,lasciando alle Regioni la governance degli IRCSS ma salvaguardando in modo deciso e chiaro la loro valenza nazionale per la Ricerca,creando un'Agenzia nazionale per la ricerca biomedica,nella quale siano presenti membri dei vari Ministeri interessati e membri regionali,al pari di una Conferenza Stato-Regioni della Ricerca.
La Ricerca è la tipica attività umana che per prima si è messa "a rete",di per sé mal sopporta limiti nazionali o continentali,figuriamoci se fosse confinata in angusti limiti di una regione come certa "deriva federalista" vorrebbe!
Non sarebbero solo gli IRCCS a trovare finalmente in tal modo una loro pace istituzionale,ma sarebbe l'azienda Italia a trarne enormi benefici in tema di finanziamenti e concorrenzialità globale.
Infatti mentre a Roma si discute, a Bruxelles gli altri paesi della UE accedono ai fondi comunitari in modo molto più cospicuo del nostro. Le loro Agenzie nazionali sono capaci di rappresentarli in modo unitario e non frammentato e pertanto di renderli estremamente competitivi: questo deve accadere anche per l'Italia.
Speriamo che il punto interrogativo alla fine della nostra titolazione sia di buon auspicio.


1° agosto 2005
SPAGNOLI IVO
Responsabile nazionale CIMO per gli IRCCS
(Da Il Sole24Ore "Sanità" del 25-07-2005)

IL FUTURO DEGLI IRCCS
non-fondazione

Dalla Conferenza Stato-Regioni è arrivato anche l'accordo sugli "Irccs non trasformati", gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico per i quali le Regioni non richiederanno la trasformazione in Fondazioni. Principio guida del restyling: la netta separazione tra funzioni di indirizzo e controllo e funzioni di gestione e attuazione. Con le prime affidate a un Consiglio di cinque componenti e le seconde a un direttore generale, nominato dal presidente della Regione (sentito il ministro della Salute), in collaborazione con il direttore scientifico, scelto dal ministro (sentito il governatore).L'intesa sul nuovo look dei "gioielli" della ricerca sanitaria pubblica che non apriranno le porte ai capitali privati era prevista dalla riforma dei 15 Irccs pubblici (Dlgs 288/2003), fortemente voluta dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Obiettivo: garantire il coinvolgimento di Governo e amministrazioni locali nella gestione e nell'organizzazione degli Istituti. E potenziare il motore della ricerca, prestando attenzione ai bilanci.Serrata la tabella di marcia: entro 60 giorni dalla pubblicazione dell'accordo, il ministro e il presidente della Regione dove ha sede l'Irccs devono procedere alla nomina degli organi. Nei 30 giorni successivi all'insediamento, il direttore generale deve adottare il regolamento di organizzazione e funzionamento (secondo lo schema di 18 articoli allegato all'intesa) e trasmetterlo alla Regione e al ministero. Che possono modificarlo, approvandolo comunque entro 40 giorni.Entro l'autunno, dunque, i nuovi Irccs saranno pronti. Con il Consiglio di indirizzo a fissare gli obiettivi strategici e vigilare sulla gestione, il direttore generale a decidere sui progetti e il direttore scientifico a supervisionare l'attività di ricerca. Per scongiurare diarchie, i manager si coordineranno attraverso un ufficio di direzione, allargato al direttore amministrativo e a quello sanitario.Nel regolamento, ogni Istituto dovrà specificare la sua missione, a partire dallo "svolgimento di attività di assistenza sanitaria e di ricerca biomedica e sanitaria, di tipo clinico e traslazionale". Come gli Irccs-Fondazioni, anche quelli non trasformati potranno stipulare accordi, convenzioni e contratti con soggetti pubblici e privati, nonché partecipare a consorzi, associazioni, enti e istituzioni.


2 luglio 2004
Manuela Perrone (da Il Sole-24 Ore)

I FATTI

Il Consiglio dei ministri del 10 ottobre ha approvato il Decreto Legislativo che attua la delega contenuta nella legge 3/2003 (art.42,comma 1) In tutto 19 articoli per il riordino degli Istituti pubblici di ricovero e cura a carattere scientifico che passa per la via della trasformazione in Fondazioni aperte ai privati, ferma restando la loro "natura pubblica".
Tale Decreto è stato pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" n.250 del 27 ottobre e ha assunto la denominazione di Dlvo 16 ottobre 2003 n.288. In esso viene stabilito che la Regione dove ha sede l'Istituto potrà inoltrare l'istanza di trasformazione in Fondazione, che dovrà essere confermata con decreto dal ministro della Salute. Enti fondatori sono il ministero della Salute, la Regione, il Comune e, se presenti, i soggetti rappresentativi degli interessi originari. Altri soggetti, pubblici e privati, possono partecipare,ma soltanto "in assenza di conflitto d'interessi". I Consigli di Amministrazione delle Fondazioni saranno composti da sette consiglieri (tre designati dal ministro, tre dal presidente della Regione e uno dal Comune); possono diventare nove nel caso ci siano - anche un rappresentante degli interessi originali e uno dei soggetti partecipanti.
Sarà invece la Conferenza Stato-Regioni a decidere le modalità operative e gestionali degli Irccs non trasformati in Fondazioni. Per tutti, la parola d'ordine dev'essere "separazione delle funzioni": indirizzo e verifica al Cda (che nominerà nel suo contesto un Presidente) e la gestione a un direttore generale (nominato dai consiglieri tra soggetti esterni); la direzione scientifica a un direttore scientifico nominato dal ministro, sentito il governatore. Gli Irccs, potranno creare consorzi e società di capitali, stipulare convenzioni, avviare sinergie con strutture pubbliche e private. E anche esercitare attività diverse da quelle istituzionali, purché i proventi siano destinati in misura prevalente alla ricerca e alla qualificazione del personale che sarà assunto con contratti di diritto privato. Fatti salvi gli attuali dipendenti, che potranno scegliere di restare, a esaurimento, col rapporto di lavoro di diritto pubblico. L'istituzione di nuovi Irccs avverrà con riferimento a un'unica specializzazione disciplinare e i Policlinici potranno essere riconosciuti con riferimento a non più di due discipline.

I COMMENTI

Come ha efficacemente intitolato Manuela Perrone sul "Sole 24Ore-Sanità" del 21 ottobre "Fondazioni IRCCS,se vi pare",l'intera vicenda evoca scenari pirandelliani. Prima per 10 anni una babele di proposte legislative,le une che contraddicevano le altre; poi una stupefacente accelerazione sulle Fondazioni-Irccs con la L.delega 3/2003 per aggirare
un corretto ma insidioso iter parlamentare;infine ,per lentezza sulla stesura del Dlvo,il quasi scadere della delega nello
scorso luglio. Solo il DL "salva proroghe" ha permesso lo slittamento della delega in ottobre e quindi l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri.
Già più volte abbiamo espresso la nostra contrarietà sul metodo usato per legiferare in questo campo che ha impedito qualsiasi confronto propositivo con i rappresentanti degli operatori degli Irccs e la legittima azione emendativa delle Commissioni parlamentari.
In 10 anni non si è costruito nulla e in 6 mesi si è costruito a tavolino (quale?) senza nemmeno interessare gli abitanti
della casa!!!

Le criticità più evidenti:

1) Vi saranno Fondazioni- Irccs con paritaria presenza di Stato e di Regioni in salsa "privatistica" e Irccs non traformati nel governo dei quali detterà legge la Conferenza Stato-Regioni. Non è difficile immaginare la vocazione più spiccatamente "pubblica" di questi ultimi.
2) Vi sarà nella stessa Fondazione Irccs personale soggetto a diritto pubblico e parte a contratto di diritto privato.
Quali le garanzie di omogeneità gestionale? E' prevedibile che il personale che volesse rimanere pubblico,sarà
"invitato" a emigrare verso altre strutture,disperdendo così il patrimonio professionale dell'Irccs di provenienza.

3) Il Decreto Legislativo (art.8,comma 7) afferma che i futuri Irccs svolgeranno attività di "alta formazione".
Che vuol dire? Perché non si è dato il riconoscimento al personale ospedaliero della titolarità dell'insegnamento
nella specialità di riferimento?
4) L'art.13,comma 1,afferma finalmente (una battaglia CIMO durata quasi 11 anni in Parlamento e su giornali,riviste,
fumetti,ecc.) la monotematicità degli Irccs e la possibilità per i Policlinici di essere riconosciuti Irccs per non più di
due discipline. Tutto bene quindi? Nient'affatto!!! Lo slogan "nessuno tocchi Caino" è sempre stato di
moda nel mondo Irccs e perciò tale norma varrà SOLO per i nuovi futuri Irccs!!!

Questo Decreto Legislativo,dalla strana gestazione governativa e dall'ancora più atipico iter parlamentare,nella ricerca disperata di un consenso qualsivoglia da parte delle Regioni, ha cercato di andare incontro ad alcune delle loro richieste creando, a nostro parere,una melassa normativa e una eterogeneità di soggetti dalla difficile governance.
D'altra parte non dimentichiamo che tre Regioni (Sicilia,Marche ed Emilia Romagna)hanno già presentato ricorsi contro la Legge 3/2003 da cui trae origine il Decreto Irccs ed è quindi verosimile un ulteriore ricorso verso il D.Lvo 288/03.
E' quindi estremamente probabile che toccherà alla Corte Costituzionale sbrogliare questa intricata matassa con orizzonti di difficile valutazione.

LA COMMISSIONE CIMO-IRCCS INVITA TUTTI I COLLEGHI A FAR PERVENIRE NOTIZIA DI COME IL
D.LVO 288/03 VERRA' RECEPITO NEI SINGOLI IRCCS.


29 0ttobre 2003
IVO SPAGNOLI

 

COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE CIMO-IRCCS
Responsabile Nazionale :
Dr. Ivo SPAGNOLI  Istituto Tumori, Milano
   
Vice Responsabile Nazionale :  
   
DR.. Paolo ASCIERTO Istituto "Pascale" - Napoli

Componenti:
Dr. Sergio CAPORELLI INRCA, Ancona
Dr. Roberto COMAZZI Istituto Tumori, Milano
Dr. Fulvio DI COSMO Ist."Burlo Garofalo", Trieste
Dr. Bruno MAZZACANE Policlinico S.Matteo, Pavia
Dr. Ubaldo ROSATI Istituto Gaslini, Genova